Mauro Zucchelli Livorno.
Dal quartier generale della Capitaneria di porto, guidata dal contrammiraglio Gaetano Angora, arriva la notizia che tanto sulla Gazzetta Ufficiale come pure l’analogo bollettino europeo è stato appena pubblicato il nuovo bando che apre la gara per l’affidamento della concessione unica del servizio dei rimorchiatori. Sembra un dettaglio tecnico all’interno del complesso mosaico di realtà che fanno funzionare il porto ma in realtà stiamo parlando di uno dei servizi tecnico-nautici che sono la “chiave” dell’accessibilità di un porto com’è Livorno, scavato verso terra anziché allargato lato mare (dunque, con limitazioni fisico-geografiche che rappresentano il problema numero uno che sarà risolto solo con la nuova maxi-Darsena).Lo confermano due elementi-base. L’uno è l’importo fissato come base massima: poco meno di 364,5 milioni di euro (rialzando la cifra di 346,2 milioni inizialmente prevista), cioè circa 24 milioni per ciascuno dei quindici anni di durata. L’altro è la durata dell’istruttoria: già dal gennaio di due anni fa erano partiti gli incontri per determinare che a Livorno dev’essere messa a gara un’unica concessione, secondo certi standard di qualità del servizio da garantire. Non solo: prima della primavera 2020 si era arrivati a ribassare a raccogliere l’ok delle organizzazioni di settore e ricalibrare (all’ingiù) le tariffe. Risale al maggio successivo la “determina a contrarre” con cui, nero su bianco, il contrammiraglio Giuseppe Tarzia, allora comandante della Capitaneria, aveva di fatto dato il via al procedimento. L’identikit del bando. Da segnalare due cose: 1) i rimorchiatori che fanno assistenza al rigassificatore offshore, 22 chilometri al largo delle nostre coste, dipendono da un contratto a sé fra la società Olt e la Fratelli Neri (scade nel 2033 e non c’entra con la gara del rimorchio nel porto di Livorno); 2) la gara per la concessione richiede agli operatori la garanzia di «10 rimorchiatori azimutali, di cui 8 di prima linea e 2 di seconda linea, che opereranno in orario differenziato fra diurno e notturno», come spiegano dalla Capitaneria. Fra le mille e mille cose che l’emergenza Covid ha messo nel freezer c’è anche la gara relativa al servizio rimorchiatori a Livorno: stoppata dal provvedimento ministeriale che, per via della pandemia, ha prorogato le concessioni in atto. A Livorno l’affidamento al gruppo Neri è stato esteso fino al 19 febbraio prossimo. Non era un congelamento che riguardava solo Livorno: tant’è vero che in questo periodo sono ripartite o risultano appena aggiudicate gare analoghe nei principali porti. È sulla rampa di lancio la gara relativa al porto di Genova: riferimento base a quota 411 milioni nell’arco di un quindicennio (garantendo un servizio sulla base di 13 rimorchiatori, cioè dieci unità di prima linea e tre di seconda linea). In autunno era stata la volta di La Spezia con 148,7 milioni di euro come importo-guida (per far schierare sei rimorchiatori, quattro dei quali di prima linea). E poi Savona, Civitavecchia…i big delle flotte. Già da mesi, come segnalato da Shipping Italy, non risparmiano segnali d’allarme né i sindacati né le organizzazioni degli operatori. C’è il timore che i profitti record messi a segno nell’era della pandemia (con impennate mai viste dal dopoguerra) offrano alle grandi flotte armatoriali le “munizioni” finanziarie per calare alla conquista di altri segmenti dell’ “industria del porto”, compreso il servizio dei rimorchiatori. È per questo che i riflettori sono puntati su Msc in primo luogo (ma anche Maersk): la controllata dell’ultracolosso ginevrino-napoletano è stata “avvistata” come interessata a La Spezia e poi a Civitavecchia (dove rispetto a una base di gara da 170 milioni l’aggiudicazione è avvenuta con un ribasso del 32% a quota 114,3). Ma poi alla prova dei fatti senza scendere davvero alla conquista. Non stiamo parlando di “fantasmi” o rumors inconsistenti, ad esempio era stato il blogger Nicola Capuzzo a darne l’avvisaglia fin dal gennaio dello scorso anno: nel porto di Anversa era nato MedTug con l’ambizio di integrare un altro pezzetto ancora dopo aver messo in fila nel proprio maxi-gruppo le navi portacontainer, i terminal portuali, la logistica a terra e i servizi ferroviari. Risultato: a ferragosto ecco che sotto l’ombrellone era arrivato l’annuncio della conquista di Contug, la società che aveva in mano il servizio a Gioia Tauro, grande porto calabrese da tre milioni di teu (ma quasi tutto trasbordo da nave a nave), governato da un livornese come l’ammiraglio Andrea Agostinelli .In mezzo a questo risiko c’è anche un’altra casella da tener d’occhio sulla scacchiera: la famiglia Onorato ha messo nel piano di salvataggio dei propri conti anche la vendita della propria società di rimorchio. la trasformazione. Nel frattempo, c’è da mettere in evidenza che il processo di trasformazione ha riguardato anche il gruppo Neri, storico operatore livornese in questo campo (con una dinastia di imprenditori e equipaggi protagonisti di salvataggi epici come quello del “Pelajo” o la messa in sicurezza della “Costa Concordia” subito dopo il naufragio). Da un lato, la diversificazione: con un ventaglio di investimenti soprattutto in terminal, ad esempio costruendo le alleanze in Sintermar (con Grimaldi-Fremura), in Sdt (Sintermar più i fondi internazionali di Tdt) e in Cilp (con Luigi Negri e la Compagnia portuale), ma senza dimenticare la Labromare (anti-inquinamento). Dall’altro, l’internazionalizzazione: oltre ai rimorchiatori nei tre porti toscani, ha schierato i propri rimorchiatori in Venezuela e Angola e ha messo in piedi una alleanza con le famiglie genovesi Gavarone e Delle Piane per aprirsi spazi sul mercato greco insieme a un operatore ellenico di primo piano. E soprattutto l’investimento in tecnologia: nel maggio scorso sono stati inaugurati tre nuovi rimorchiatori di ultima generazione («sono i primi tre nel Mediterraneo di questa tipologia innovativa»).