In ritardo di cinque anni ma arriverà. La Darsena Europa avrà bisogno di forti collegamenti lato terra per inviare le merci

Mauro Zucchelli.
Guasticce. Nella slide c’è scritto che i lavori inizieranno nel prossimo febbraio ma l’ingegner Vincenzo Macello, responsabile della direzione investimenti di Rfi (gruppo Fs), tiene a precisare che «in realtà ci siamo già mossi con tutta una serie di attività preliminari per risolvere i problemi dei sottoservizi», cioè linee elettriche e telefoniche, scarichi fognari e simili. Non è affatto casuale ogni riferimento allo “scavalco”, l’appalto ferroviario che rappresenta uno dei tasselli-chiave nel puzzle di quel che deve diventare il porto di Livorno lato terra. Ed evitare, come spiega il parlamentare dem Andrea Romano, che «la Darsena Europa diventi una “cattedrale nel deserto” o quantomeno una “abbazia”»: c’è bisogno di tener presente che la maxi-Darsena di per sé non basta, occorre che i container arrivati dal mare siano anche smistati via terra. È questo il menu del convegno organizzato da Confetra Toscana, l’organizzazione delle imprese di logistica che ha al vertice l’imprenditrice livornese Gloria Dari: è stata proprio lei, aprendo i lavori, a mettere l’accento sull’importanza di guardare «lato terra» (e sul fatto che nel Recovery non c’è un euro per Livorno»).Appuntamento nel salone dell’interporto di Guasticce per un evento che ha visto protagonista la viceministra delle infrastrutture, Teresa Bellanova. Dalla quale è arrivato un messaggio chiaro e esplicito: c’è la sua «piena disponibilità» ad aprire con istituzioni e forze sociali del territorio «un tavolo di confronto tecnico». Lo “scavalco” è il collegamento diretto fra porto e interporto che permetterà di dribblare l’intoppo dell’attraversamento dei fasci di binari della linea tirrenica risparmiando anche sulle manovre ferroviarie: meno tempo e meno costi. A dar retta all’ingegner Macello la fine dei lavori è in preventivo per «giugno 2024». E pensare che, in un sopralluogo dell’autunno 2018, il via ai lavori era stato annunciato per il mese successivo e la conclusione dell’appalto «entro fine 2019». Poi era cambiato l’identikit del progetto, i vertici delle Ferrovie…Già fatta la “direttissima” fino sulle banchine con la nuova stazione di Livorno Darsena: la trovammo sotto l’abete nel Natale di cinque anni fa. Lo “scavalco” è la seconda mossa sullo scacchiere: il finanziamento c’è, l’appalto è stato aggiudicato, c’è “solo” da concretizzarlo. Ma non finisce qui: all’orizzonte c’è il collegamento dell’interporto con la ferrovia in direzione sia di Pisa (a nord) sia di Vada (verso sud) e c’è il bypass che consentirà di saltare il nodo ferroviario di Pisa Centrale. Entro fine anno il “bollo tondo” del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, nella prima metà del prossimo anno l’iter autorizzativo. Date? «Il 2027», dice il manager Fs. E i quattrini? Il finanziamento c’è per fare il progetto definitivo, ammette però che deve ancora arrivare per la “bretella” del “raccordo”. Del resto, stiamo parlando di un progetto che ha visto lievitare a 456 milioni la stima dei costi. Obiettivo: aumentare «dalle 3.150 attuali a circa 6mila all’anno» le partenze di treni dal porto di Livorno, facendo raddoppiare «dal 10 al 20%» la quota di traffici spediti via ferrovia. È stato il presidente dell’Interporto Rocco Guido Nastasi a gettare il sasso nello stagno: anziché i soliti saluti di rito, ha detto senza giri di parole che i soldi preannunciati dalla ministra Paola De Micheli e dall’allora numero uno di Rfi (Fs) Maurizio Gentile sono spariti dal radar e sono rimaste le carte dei progetti. Anche se, ripeterà Macello, senza i fogli dei progetti si fermano prima di partire sia il cammino burocratico sia la mobilitazione per ottenere i finanziamenti.
Fonte: Il Tirreno